La filtrazione terziaria dell’impianto di depurazione di Merone porta la firma di MITA Water Technologies: sei filtri a dischi con tela pile sono stati adottati per il trattamento finale delle acque che giungono nell’alto Lambro. Questo nell’ambito di un progetto più ampio di risistemazione del depuratore.
La soluzione scelta è estremamente flessibile e consente di affrontare agevolmente anche i fenomeni di sollevamento fanghi, tipicamente stagionali o derivanti da incrementi periodici di portata dei reflui.
Oltre a trattenere una quantità di fanghi maggiore di qualunque altra apparecchiatura utilizzata in questa applicazione, il filtro MITA garantisce la riduzione dei solidi sospesi residui, in misura tale da consentire la disinfezione finale tramite raggi ultra-violetti: questo fa sì che vengano rimesse al bacino del Lambro acque senza tracce di battericidi chimici – in ottica di una migliore economia circolare.
L’impianto di depurazione di Merone, in provincia di Como, è gestito dalla società Como Acqua srl. Come riportato a questo link, il depuratore riceve i reflui urbani sia domestici sia industriali di 38 comuni. La popolazione equivalente complessivamente servita è di circa 120.000 abitanti equivalenti: 15 milioni di metri cubi di liquame, da un’area di 140 km2, vengono trattati annualmente.
Negli anni Duemila il sistema necessitava di un potenziamento generale e della fase finale di filtrazione terziaria (per adempiere alla nuova legislazione in materia). Per queste esigenze ASIL (ora Como Acqua Srl) ha indetto un bando nel 2013. In particolar modo, l’unità di filtrazione doveva garantire una serie di prestazioni:
Chi partecipava alla gara doveva dimostrare di aver già realizzato sistemi in grado di sopportare questi numeri.
Il progetto definitivo per il depuratore di Merone è stato sottoscritto dallo studio di progettazione SEAM Engineering di Lomazzo. MITA Water Technologies ha potuto proporre e fornire 6 filtri a dischi con tela pile per la fase di filtrazione terziaria:
Il sistema è in grado di garantire lo smaltimento di carichi di fango particolarmente elevati, dimezzando i tempi di contro-lavaggio delle tele filtranti (che avviene per aspirazione in acqua filtrata tramite pompe) e, di conseguenza, raddoppiando la quantità di fango smaltita nello stesso periodo di tempo.
Questo può avvenire perché i filtri a tela MITA installano due pompe di contro-lavaggio anziché una. La seconda delle due ha di solito una funzione di riserva in caso di elevati carichi di fanghi (i quali determinano un incremento dei cicli di contro-lavaggio delle tele), tuttavia può essere avviata in contemporanea alla prima. Una soluzione adottabile in ogni impianto che monta filtri a tela di MITA Water Technologies. Il risultato è un raddoppio del carico di fango smaltibile;nel caso di Merone, fino a 360 kg/h (anziché i 180 kg/h nella condizione di funzionamento standard). In questo modo l’obiettivo dei 220 kg/h, definito dal progetto, è stato abbondantemente raggiunto.
Non solo. La concentrazione di solidi sospesi nelle acque in uscita dai filtri è inferiore a 10 mg/l, come sempre avviene con le apparecchiature MITA: questo ha consentito, anche nel caso dell’impianto di depurazione di Merone, la disinfezione con lampade UV (raggi ultra-violetti). È stato così evitato l’utilizzo di prodotti chimici che, in caso di residui nell’effluente, possono inquinare l’ecosistema fluviale, termine del sistema di trattamento.
Per un dettaglio approfondito delle caratteristiche tecniche e funzionali dei filtri a tela, si può consultare l’apposita sezione del sito di MITA Water Technologies.
Alcune di queste si sono rivelate particolarmente utili nella fase di filtrazione terziaria dell’impianto di Merone:
Caso studio realizzato con la consulenza dell’Ufficio Tecnico-Commerciale di MITA Water Technologies.
Foto in evidenza: editing da “Comune di Merone” – Wikipedia (licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported)